MOSTRA BONIFACIO PONTONIO

NARNI. 1 - 6 AGOSTO 2022

Bonifacio Pontonio

Bonifacio Pontonio davanti a un’opera di Carla Cacianti, che lo ritrae, presentata al Macro/Museo Arte Contemporanea Roma nel 2019.

Bonifacio PontonioBoni, per i tanti amici e ammiratori delle sue opere di artista visivo e graphic designer – nasce nel 1948 a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia.

Lascia presto la Puglia, assecondando una naturale spinta alla ricerca e uno spirito curioso che non lo hanno mai abbandonato e che trasmette a generazioni di nuovi professionisti della comunicazione visiva.

Esordisce nel mondo dei fumetti alla fine degli anni ’60 con Supergulp e Play Comix, spalla a spalla con Franco Bonvicini (Bonvi) e Guido De Maria. Nel 1979 progetta Il Giornale del Sud, primo quotidiano a colori in Italia, diretto da Giuseppe Fava.

In seguito si dedica interamente al graphic design e alla progettazione di sistemi di identità visiva per grandi aziende e istituzioni.
Professionista tra i più importanti in questo campo, vive e lavora tra Milano, Parigi e Roma. A lui si affidano imprese e organizzazioni come l’agenzia di stampa Ansa (di cui crea e cura per tre decenni l’immagine), Eni, Confindustria, Alitalia, Rai, Engineering, Paysages Possibles.

La passione per il cinema e l’interesse per la comunicazione sociale lo portano a Narni, dove per il Comune disegna dal 1999 l’immagine di Le vie del cinema, rassegna del film restaurato diretta da Giuliano Montaldo e Alberto Crespi.
Intensa è la sua attività didattica in centri di alta formazione quali lo IED/Istituto Europeo di Design, il Centro Studi Comunicazione Enrico Cogno, la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza. Così lo ricorda Stefano Cipolla, ex allievo oggi art director del settimanale L’Espresso:

Amava i suoi studenti tutti, quasi fossero un’entità unica che aumentava di anno in anno, di decennio in decennio, e a loro si dava senza riserve. Insegnava il rigore e la serietà professionale: tutto andava progettato al meglio, che si trattasse di un calendario, di un logo marchio o di un magazine. E insegnava soprattutto l’entusiasmo per una professione in cui si era imbattuto quasi per caso e che poi era divenuta parte fondamentale e imprescindibile della sua natura.
Per anni fotografa strade, periferie, autobus e metropolitane, libri e librerie, monitor, scarpe spaiate e oggetti portati dal mare.

Boni è un artista della comunicazione visiva, impegnato tra intuizione e progetto, misura e sperimentazione, umanità e natura.

Anche la fotografia, per lui, è sguardo critico e impegno sociale. Gli scatti di una Leica o di una Canon devono parlare di un mondo che cambia in fretta, tra contraddizioni, smarrimenti e speranza da non tradire, soprattutto quando si colora di generosità e di utopia. Boni è un artista cercatore, legge molto, soprattutto opere di naturalisti, filosofi e artisti. Le sue opere degli ultimi anni “gridano” con colori forti e sono ispirate a Chroma, “il libro meraviglioso – ricorda Boni – scritto da Derek Jarman a Dungeness, a due passi da una centrale nucleare.”
Nel 2020 si trasferisce, con tutta la sua storia visiva, a Narni, il posto che ama e che lo accoglie con affetto.

Muore a Perugia il 26 febbraio 2022.

La mostra